Le sfide delle professioniste

Sempre più spesso si parla di donne nel mondo digital e tech. Siamo poche, siamo spesso discriminate, veniamo pagate di meno dei colleghi uomini. Questo non è un problema italiano, ma internazionale, come ci dimostrano i casi di Google e di Uber, tra gli altri.
Nel nostro ufficio, un po’ in contro tendenza, la presenza femminile è la più importante. Tre donne e un solo uomo. Per questo il 22 Settembre, il Business Women’s Day, Alessia, Lucia ed io (Elisa) abbiamo deciso di sederci insieme al nostro tavolino riunioni e raccontarci cosa significa per noi essere donne e professioniste del web.
Questo è un post un po’ diverso dal solito, ce ne rendiamo conto, ma crediamo sia importante raccontare anche questa parte di noi, perché fa parte della nostra quotidianità.

Lucia

C’è da dire che ai tempi dell’università non avvertivo il mio essere donna a dire il vero. La brillantezza era riconosciuta in modo uguale a uomini e donne, senza discriminazioni

Alessia

Sì, concordo. Anche per me è stato lo stesso. Avevamo professoresse e professori da cui imparare. Venivano “giudicati” da come si rapportavano e da come spiegavano, non dal fatto che fossero uomini o donne.

Lucia

I veri problemi in realtà sono iniziati quando sono entrata nel mondo del lavoro. Uno dei grossi ostacoli che ho incontrato è il non venire considerata. Questo succede soprattutto quando i “capi” delle aziende sono tutti uomini. In quel caso era come se fossi invisibile. Mi è capitato più volte di dire qualcosa, non ricevere risposta e poi, dieci minuti dopo, un uomo diceva la stessa identica cosa e allora partivano complimenti e opinioni.

Elisa

D’altra parte se però cerchi di prenderti il merito delle tue idee e cerchi di “farti valere”, passatemi il termine, passi come una persona indisponente, un po’ prepotente… Portando la cosa sul nostro settore: c’era uno spot della Pantene proprio su questo argomento e su come la percezione tra uomini e donne sia diversa in questi contesti.

Lucia

Esatto. Per di più non solo ero donna, ma ero anche giovane: cosa che in Italia è considerata un peccato imperdonabile. Comunque “crescendo” le cose sono migliorate solo in parte. Io e Raf siamo soci al 50%, siamo alla pari, ma capita spesso che Raf sia preso più in considerazione di me, anche se sono io che sto facendo la presentazione.

Elisa

Questa cosa tra l’altro, il sentirsi “invisibili” e venire in qualche modo “oscurati” dagli uomini, che sia consapevolmente o inconsapevolmente, è un’esperienza di moltissime donne nel mondo digital. E’ un argomento che continua a ritornare.
Eppure se guardi i dati le aziende che hanno più successo al momento sono quelle che hanno donne e uomini al comando. Senza contare che qui in Italia le imprese femminili, che continuano a crescere, sono quelle che meglio hanno affrontato la crisi.

Lucia

Secondo me qui si va su una questione di approccio al business. Questa è una teoria personale, ma credo che le donne abbiano un punto di vista più ampio sulle cose. Guardano al contorno. Siamo più empatiche verso il cliente e riusciamo meglio a capire le sue esigenze. Gli uomini invece sono più focalizzati e curano i dettagli. Ovviamente sto parlando in maniera molto generale e quindi ci saranno sempre le eccezioni, ma nella mia esperienza ho notato questa differenza di approcci e ho notato che le donne tendono ad essere più pratiche.

Elisa

Credi quindi che sia diverso lavorare con un uomo e con una donna?

Lucia

In linea di massima sì. Lavoro con entrambi senza problemi ma se ti dovessi dire la verità io preferisco lavorare con le donne. In particolar modo trovo una grande sintonia con le programmatrici. Peccato che ce ne siano davvero poche.
In più… non so, mi sento più in competizione con gli uomini. Ti faccio un esempio. Se vedo un lavoro fatto da un collega uomo penso:”Bello! Devo assolutamente fare di meglio”. Mentre la stessa situazione con una collega donna cambia e diventa un:”Bellissimo! E’ davvero bravissima”. C’è forse la questione che le donne, nonostante i pregiudizi dicano il contrario, si supportao di più. Credo si tratti di solidarietà femminile.

Alessia

Per me questo non succede invece. Io sono competitiva con tutti! Per me è un sempre:”Bello! Devo assolutamente fare di meglio”.
In linea di massima comunque quello che ho notato di più, da donna, è che le persone si soprendono quando dico che mi occupo di programmazione.

Lucia

Ricky (marito di Lucia NDA) dice che di donne nell’informatica e nella programmazione ce ne sono poche, ma quelle che ci sono… spaccano. Credo che forse sia proprio per quella differenza d’approccio di cui sopra che ci rende meglio nel problem solving.

Alessia

Il fatto è che nel nostro settore la maggior parte delle donne sta nella parte più creativa del business, mentre gli uomini dalla parte tecnica… ed è soprattutto nella parte tecnica in cui mi sento meno considerata, tornando alla questione dell’invisibilità di cui parlavamo sopra.

Elisa

La differenza tra creatività e tecnica in base al genere l’ho notata anche io, parecchio, specialmente sulla SEO.
Recentemente ho rinunciato ad un corso di SEO e Web Marketing, perché su 21 relatori c’era una sola donna. Stesso problema l’ho avuto durante “Da Zero a SEO”: una sola donna e decine di uomini. So per certo che ci sono donne che lavorano come SEO e nel settore del Web Marketing. A mio avviso questo un punto fondamentale per migliorare il numero di donne nel mondo digital/tech: la rappresentazione è importante…
E su queste note… cosa ne pensate degli stereotipi di genere trasmessi dalla pubblicità? In fondo è il nostro lavoro

Alessia

Ti dico solo che da piccola non volevo imparare ad andare in bici perché credevo fosse da maschio!

Lucia

Mia nipote ha sei anni e quando sto con lei a guardare i cartoni “da femmina” e le relative pubblicità mi accorgo di come questi trasmettano ancora stereotipi… Senza contare mio figlio che ha quattro anni fa una grossa distinzione tra maschi e femmine, nonostante io stia cercando di evitare i luoghi comuni nel crescerlo. Purtroppo però la differenza è culturale e intrinseca nella nostra società per cui è difficilissimo

Elisa

Credo che la pubblicità e i media abbiano una grossa responsabilità su questo, ma un recente studio di Facebook ha dimostrato che gli ads che fanno “girl’s improvement” (come Always Like a Girl per esempio) funzionano molto meglio rispetto a quelli standard. Anche Axe ha decisamente cambiato il suo stile pubblicitario. Inoltre adesso gli stereotipi sessisti vengono sottolineati e criticati… insomma c’è più consapevolezza e si lotta per cambiare.
Una piccola speranza per il futuro?

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