Quando ho iniziato a pensare a questo articolo avrei voluto parlare in generale su come scegliere un font, ma mi sono resa conto che sarebbe stato impossibile esaurire l’argomento con un post. Per imparare a conoscere e ad utilizzare correttamente i font non basta leggere un articolo, occorre studiarne la storia, capirne le correzioni ottiche, lo stile e l’uso per il quale sono stati progettati… insomma, sarebbe stato davvero troppo pretenzioso pensare ad un articolo del genere.
Alcuni colleghi hanno deciso di tentare un progetto simile, vi linkiamo un articolo fatto molto bene e che rappresenta un punto di partenza valido.
Confrontandoci quindi su queste perplessità abbiamo deciso di impostare l’argomento parlando di un nostro progetto specifico, e raccontare quali scelte stilistiche e strategiche ci hanno portato a scegliere determinati font.
Il font / La font
Intanto chiariamo una questione su cui tanto si è dibattuto: si dice IL font o LA font?
La risposta dell’accademia della crusca è la seguente: meglio usare il maschile font per la terminologia informatica e il femminile fonte per quella tipografica.
Detto questo possiamo raccontarvi il progetto che abbiamo realizzato per il Ristorante Kowlaski, motivando le scelte progettuali che ci hanno portato al risultato stampato.
Il progetto – Kowalski
Quando abbiamo incontrato per la prima volta i ragazzi del Kowalski il breaf e gli esempi che ci hanno fornito ci hanno subito entusiasmato.
Il Kowlaski è un un ristorante e Pub che ha aperto a settembre del 2014 nel centro storico di Genova. Per farvi capire che tipo di locale è vi invitiamo a leggere la loro presentazione.
I fondi di un palazzo storico genovese sono stati teatro, circa un anno fa, di un sensazionale ritrovamento: l’antico ricettario di Jan W. Kowalski è incredibilmente riemerso, indenne, dalla polvere secolare e dalle innumerevoli peripezie della Storia. Se il nome di Kowalski all’orecchio italiano può non dire molto, questa figura istrionica rappresenta un motivo di orgoglio trasversale per tutte le nazioni dell’Europa Orientale, dove la notizia di questa scoperta dall’inestimabile valore ha acceso i cuori di migliaia di persone. Ed è proprio il testimone di Kowalski – cuoco, inventore, mercante, poliglotta, partigiano e soprattutto grande oste popolare – che quattro giovani e appassionati genovesi hanno deciso di raccogliere, dando vita a questo locale.
A pochi passi dalla cattedrale e dal Porto Antico, Kowalski offre un servizio che parte dall’aperitivo e arriva fino a tarda sera, dedicando a ciascuna fascia oraria una proposta ad hoc, rigorosamente basata sui prodotti e le tradizioni dell’Est Europa, declinati con estro e personalità: ricette e ingredienti autentici, ma anche combinazioni originali assolutamente sorprendenti e fuori dal comune per i palati italiani.
Come avrete capito si tratta di un locale particolare, basato su uno “StoryTelling” originale, la cui mission è proporre la cucina dei paesi dell’est Europa e promuoverne la cultura anche attraverso eventi e attività. La richiesta era quella di realizzare un menù che raccontasse tutto questo con un tono vintage e un gusto tipico.
Siamo partiti quindi dal documentarci sullo stile delle pubblicazioni dell’epoca, avremmo avuto bisogno di font particolari ma che rispondessero all’esigenza di avere tutte le lettere dell’alfabeto Polacco, Ungherese ecc… visto che i nomi dei piatti sarebbero stati ovviamente in lingua originale.
Inoltre dovevamo scegliere un layout che potesse contenere non solo il menù ma anche tutte le attività e le storie che il Kowalski voleva raccontare ai suoi visitatori.
Il menù doveva essere una sorta di souvenir che i commensali potevano portarsi a casa come ricordo della piacevole serata trascorsa al locale. Magari per leggere la puntata della storia di Pan Kowlaski che puntualmente viene aggiornata in ogni ristampa.
L’idea del quotidiano
Una delle iconografie più tipiche e riconoscibili della storia dell’est Europa è sicuramente quella della propaganda politica e il quotidiano ci è sembrato subito un’idea vincente per riuscire a riportarne il gusto e lo stile in un progetto di oggi. L’ampio formato rispondeva bene alle esigenze di spazio e il tipo di stampa, un solo colore con 2 pieghe, risultava una soluzione economica adatta alle ristampe costanti.
Dovevamo stare molto attenti però a non calcare troppo la mano sullo stile grafico “politicamente schierato”, per questo abbiamo preso qualche ispirazione anche dalle testate inglesi e americane dell’epoca.
I font
Deciso il formato e lo stile non ci restava altro (si fa per dire) che scegliere i font.
Si, i font, una combinazione di più caratteri e non uno soltanto.
I quotidiani che abbiamo analizzato infatti, utilizzavano diversi caratteri per creare titoli e box con diversi livelli di enfasi, inoltre erano ricchi di fregi che fungevano da cornici e/o divisori.
La nostra ricerca si è svolta subito sui graziati, perché storicamente erano quelli più utilizzati sui quotidiani, principalmente per motivi legati alla leggibilità e al tipo di stampa.
Dopo una serie di prove di abbinamenti siamo giunti alla combinazione che più ci soddisfaceva:
- Carnivalee Freakshow per i titoli
- Birch Std per i nomi dei piatti
- Bitter per il testo
Il risultato ha soddisfatto subito tutti, e ancora oggi, a due anni dalla sua creazione, riscuote ancora molti consensi!
[…] Anche i font hanno un’anima comunicativa che va coordinata secondo il tone of voice del sito […]