Lo scorso dicembre abbiamo tenuto un corso gratuito di Personal Branding a Villa Bombrini. L’evento è stato apprezzato (sold out in meno di 48 ore!) e le recensioni dei partecipanti sono state molto positive.
Purtroppo il tempo è stato tiranno e in quattro ore abbiamo solo grattato la superficie di un argomento molto complesso e molto ampio.
È arrivato il momento di continuare il discorso.
Le Basi del Personal Branding
Foto Profilo e Bio
Durante la prova del corso che ho tenuto insieme ai miei colleghi abbiamo avuto una specie di dibattito sulla questione della foto profilo di Facebook.
Avere una foto professionale come foto profilo di Facebook (così come la foto di copertina) per me è fondamentale.
So che Facebook è un qualcosa di privato e personale, ma ciò non toglie che quando clienti/futuri datori di lavoro cercano candidati, arrivano spesso su Facebook, e anche se il vostro profilo è privato foto e copertina sono sempre visibili.
Si tratta della solita questione dell’abito che fa o meno il monaco. Sono convinta che giudicare una persona da una foto profilo non sia giusto, ma d’altra parte è anche la prima immagine di voi che fornite nel web.
Per quanto riguarda la biografia: anche quella è importante. Sulla mia biografia di Twitter, per esempio, c’è scritto che ho 25 anni. Forse dovrei aggiornarla (NB ho 31 anni compiuti).
D’altra parte io sono un po’ come il calzolaio che va in giro con le scarpe bucate, quindi non badate a ciò che faccio ma a ciò che dico di fare. 😉
Sito Web
Si tende spesso a considerare il sito web come una vetrina obsoleta. Non parliamo poi del blog che per molti è morto anni fa.
Nella realtà dei fatti consiglio sempre di avere un sito web personale, perché è il modo migliore per avere davvero il controllo sulla propria immagine e i propri contenuti.
C’è da dire un’altra cosa. Se domani Facebook (instagram, linkedin, etc) dovesse chiudere. Voi quanto perdereste della vostra immagine online? Il sito web è vostro.
N.B.
- Evitate le piattaforme gratuite: si paga per ciò che si ha e se non paghi… portano più problemi che vantaggi.
- Possibilmente evitate le agenzie che vi propongono CMS proprietari: se siete grossi ecommerce ha un senso, ma per piccole realtà WordPress/Joomla/Drupal bastano. Avere un sito con un CMS proprietario significa rimanere legati all’agenzia che lo ha realizzato. Personalmente non mi piace.
- Per chi non avesse risorse al momento consiglio di comprare comunque il dominio che ha un costo molto basso.
Quale Social usare?
Una delle domande che mi vengono fatte più spesso è: ”Ma quale social devo usare?”.
È una domanda molto interessante e la risposta è sempre la stessa: dipende.
Sono contraria all’iscrizione ad ogni costo. Io sono su ogni social, ma sono un caso patologico e comunque Snapchat non l’ho capito neanche io.
In generale dipende dal vostro stile, dal vostro target, dal tempo che avete (Twitter richiede un grosso investimento di tempo, Facebook meno ma c’è bisogno invece di un investimento pubblicitario).
Il Personal Branding è una branca del Web Marketing che altro non è che Marketing. Per cui valgono le stesse regole sul target, sui dati, sulle analisi di mercato…
E ora vediamo il resto, cioè quello che non siamo riusciti a trattare durante il corso di Dicembre.
Come usarli, i Social?
Ogni Social Media ha le sue regole. Twitter ha adesso 280 caratteri, Linkedin è formale, Facebook è più personale, Instagram è un social visual così come Pinterest.
Ogni Social ha le sue regole ed è importante conoscerle. Ne avevo parlato più nel dettaglio in questo articolo.
Ma lasciando perdere regole e struttura… facciamo un discorso più ampio su come presentarsi sui social in maniera pratica..
Sii umano
Uno dei grandi problemi di Twitter sono i bot. E sebbene non tutti i bot vengano per nuocere, è importante essere umani sui social.
Ma cosa significa essere umani?
Significa non aver paura di andare sul personale, di condividere le proprie opinioni, di conversare, di esserci davvero, di usare l’empatia.
Non è facile per niente essere umani.
Ma può essere divertente.
Perché gli esseri umani sono divertenti, sono autentici, sono unici. E sono complicati.
Le tue regole
Tutti dovremmo avere delle regole su cui basare il nostro lavoro. È una cosa su cui ho insistito parecchio anche con i miei colleghi.
Le mie tre regole sono le seguenti
- Kill em with kindness – Evitare di parlare male di clienti, concorrenti e colleghi è per me un must. Per me la gentilezza è fondamentale.
- Niente pacchetti – Non posso offrire “pacchetti” perché ogni lavoro è diverso nel modo e nell’esecuzione, per cui se volete un’idea di quanto costa una consulenza di Web Marketing la mia risposta è sempre “dipende”. Il mio lavoro è fatto su misura.
- Entusiasmo Sempre – Voglio affrontare ogni progetto con entusiasmo e da ogni progetto voglio imparare qualcosa.
Consistenza
La cosa più difficile per me del personal branding è la consistenza. Ci sono momenti in cui ho da fare mille cose e ovviamente pensare ai miei social personali diventa quasi impossibile. Le priorità spesso sono altre.
Essere consistenti, soprattutto all’inizio del nostro percorso di personal branding, è però molto importante. È il momento in cui dobbiamo crescere. Lavorate sulla vostra costanza e date priorità alla costruzione del vostro branding.
Non aver paura delle rivoluzioni
Non siamo statici, possiamo sbagliare e possiamo aggiornarci. Il rebranding è non solo una questione di logo e grafica, ma può essere fatto anche sui social. Non abbiate paura di cambiare e di provare le cose diverse.
In questo senso i dati ci vengono in soccorso. I dati ci dimostrano, in maniera fredda e cinica, cosa funziona e cosa no. Le Analytics devono essere il vostro migliore amico. Imparate ad amare i numeri.
Crea fiducia
Per creare il corso di Personal Branding lo scorso Dicembre sia io che i miei colleghi abbiamo investito del tempo.
Per darvi un’idea:
- 2 ore – Per organizzare il corso e la sala
- 6 ore – Per pensare agli argomenti e creare le slide
- 2 ore – Per le prove
- 3 ore – Di corso effettivo
- 2 ore – Per creare il sondaggio e la landing page
- 8 ore – Per i materiali promozionali e la promozione
Per creare il nostro piccolo corso ci abbiamo messo quasi tre giornate di lavoro che tradotte in soldoni (perché il tempo è denaro) significa che abbiamo “speso” circa 750 euro.
Qual’è il ROI (Ritorno di Investimento) di questo progetto?
Abbiamo avuto una risposta incredibile che ci ha portato circa 50 nuovi contatti, abbiamo due partecipanti al corso che ci hanno richiesto dei preventivi e soprattutto abbiamo creato fiducia in nelle nostre capacità e nel nostro Know How.
Sei unico. Dimostralo.
Il mio stile di scrittura e di comunicazione è piuttosto riconoscibile. È evidente su Acrossnowhere, si nota su Coccodè e si riconosce su Dot Next.
Non significa però che io scriva nello stesso modo ovunque. Ci sono post blog che ho scritto in giro per l’internet che non direste mai che frutto della mia tastiera.
C’è il mio tone of voice e c’è il tone of voice del cliente. E il mio tone of voice è unico, come lo sono io.
Il piano editoriale
Il piano editoriale è quello che mi guida. È il libro sacro dei Jedi! Ehm scusate, volevo solo ribadire il concetto che chi lavora sul Web è nerd.
Dicevo: il piano editoriale altro non è che un file excel con delle date, degli argomenti e le linee guida per ciò che c’è da fare.
Il nostro piano editoriale è fatto con Google Sheet, perché in questo modo ci permette di averlo condiviso.
Compilare un piano editoriale di solito mi porta via una giornata di lavoro. È una cosa da fare però, perché è il modo migliore per essere sicuri di avere costanza ed eterogeneità nella produzione dei contenuti.
Gli strumenti per compilare il piano editoriale
TalkWalker Alerts
TalkWalker Alerts è uno dei miei strumenti preferiti e recentemente ha lanciato la sua nuova versione. Utilizzo Talkwalker in due modi distinti. Da una parte faccio “listening” sulle mie parole chiave.
Se qualcuno parla di me, vai tranquillo che TalkWalker me lo comunica.
Dall’altra è un ottimo strumento per fare il piano editoriale. Seguendo gli argomenti che a me interessano (dalla grafica alla SEO passando per i consigli dietetici) mi arriva ogni giorno una selezione di articoli sui miei topic che posso poi sfruttare per il mio piano editoriale.
Sia chiaro, non è uno strumento perfetto, ma di solito mi da una selezione di articoli molto più ampia di Google Alerts (strumento che comunque uso).
Feedly
Negli anni ho trovato tanti blog da seguire e controllare a mano tutti i nuovi articoli sarebbe molto complicato.
Senza contare che non ho solo i miei blog da seguire, ma anche quelli dei miei clienti.
Per questo uso Feedly che è un RSS Reader (quasi tutti i blog hanno gli RSS attivi) che mi comunica ogni giorno le novità dei blog che seguo e che poi uso per creare a mia volta dei post blog o per condividere direttamente le ultime novità.
Days of the year
C’è un sito web che si chiama Days of the year che ogni giorno mi comunica le giornate più strampalate del mondo. Per esempio: oggi (cioè nel momento in cui sto scrivendo) è il 22 Gennaio ed è “Answer Your Cat’s Questions Day”.
Non tutte queste ricorrenze sono utilizzabili chiaramente (anche secondo me tutti dovrebbero sempre rispondere alle domande del proprio gatto), ma è un modo come un altro per trovare argomenti e idee. Per esempio domani è l’handwriting day e noi potremmo fare un post, per esempio, sui font ispirati dalla scrittura a mano (Lucia?).
Fate comunque sempre attenzione a non farvi prendere troppo la mano con queste celebrazioni e cercate di essere saggi e coerenti. Non è carino celebrare allo stesso modo il Giorno della Memoria e 12 ore dopo il Chees Burger Day.
Dati e Analytics
Una delle risposte chiare che è arrivata dal corso è la richiesta di approfondimento sulla parte di Analytics.
La buona notizia è che il prossimo corso che stiamo organizzando è sulla SEO quindi le Analytics saranno le protagoniste ovviamente.
Ma nel mentre… vi lascio qualche spunto.
Google Analytics
Un sito web senza Analytics è come la vita senza l’amore.
Analytics è uno strumento dalle potenzialità enormi. Neanche io credo di sfruttarlo quanto dovrei/potrei, ma in queste righe cercherò di darvi un’indicazione di massima delle più importanti metriche da considerare.
Analytics – Pubblico
La panoramica del pubblico di Analytics ci dà già parecchie informazioni fondamentali.
- Sessioni – Per sessioni intendiamo visite. Una sessione scade a mezzanotte o dopo mezz’ora di inattività dell’utente.
- Durata media della visita – Con questo parametro riusciamo a capire se i contenuti del sito piacciono agli utenti
- Frequenza di rimbalzo – Per far capire il rimbalzo dobbiamo pensare ad un utente che arriva sul sito e subito dopo lo abbandona la pagina. Un po’ come lo zapping televisivo. Questo dato deve essere più basso possibile.
- Visualizzazione di pagine – Durante una sessione quante pagine visualizza un utente?
Una parte piuttosto importante della sezione “Pubblico” di Analytics è quella dedicata ai dati demografici e gli interessi del pubblico. Sono dati molto importanti soprattutto per creare campagne Adwords Display e campagne Facebook.
Analytics – Acquisizione
La parte “Acquisizione” nel report di Analytics ci fa capire come ci trovano i nostri utenti. Ricerca organica? Visite dirette? Social? E quali social in particolare?
In questo caso le tab “Canali” e “Sorgente/mezzo” sono quelle più interessanti. Nella tab canali possiamo vedere le sorgenti di traffico in generale, ma in “Sorgente/Mezzo” possiamo andare nel dettaglio.
Se usate Google Url Builder per tenere traccia di link specifici potrete vedere i dati in “Campagne” .
Analytics – Comportamento
La parte di Analytics sul Comportamento ci dà informazioni sui nostri contenuti e risponde alla domanda: cosa sta funzionando?
Controllare questa parte di Analytics è importante perché possiamo lavorare sui contenuti per migliorarli e aggiornarli. Uno degli articoli più popolari del mio blog è quello sul reclamare una pagina Facebook. Mi piacerebbe potervi dire che l’ho aggiornarlo, ma ad oggi è tutt’ora impossibile reclamare una pagina Facebook.
Per concludere dovremmo parlare di obiettivi, ma questo argomento merita un post a parte, per cui… stay tuned!
Search Console
Se un sito web senza analytics è come la vita senza l’amore… un sito web senza search console è come il pane senza nutella. Puoi anche farne a meno, ma non ha senso.
Search console è uno strumento tecnico che serve più ai SEO e ai programmatori che al cliente, ma è importante che anche il cliente ne riconosca l’utilità.
Purtroppo ormai da anni su Analytics è diventato impossibile accedere alle parole chiave che gli utenti utilizzano per arrivare al sito. Ormai l’unica keyword disponibile è “Not provided”. Tecnicamente questa decisione è stata presa per tutelare la “privacy”, ma soprattutto è per spingere all’utilizzo di Adwords. Fortunatamente si può aggirare al problema con Search Console e l’analisi ricerche.
I dati che ci da Search Console non sono precisi, ma ci danno un’idea abbastanza esaustiva delle nostre keywords.